domenica 28 giugno 2009

Il sonno della memoria

Gli esperti hanno a lungo sospettato che i processi di passaggio delle informazioni dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine avvengano durante il sonno. Adesso gli scienziati dell'Istituto di Picower per l'apprendimento e la memoria hanno dimostrato che i topi a cui era stata impedita la ripetizione neurale delle esperienze di veglia non memorizzano queste esperienze durante il sonno come fanno i topi che hanno attiva questa funzione.
Lo studio, che ha una profonda implicazione nelle ricerche a riguardo del sonno, e' stato illustrato il 25 giugno su Neuron.
Si crede che le memorie spaziali e di eventi siano immagazzinate brevemente nell'ippocampo prima che queste vengano consolidate nella neocorteccia in modo permanente. Si suppone che l'ippocampo, che ha la forma di un cavalluccio marino, svolga un ruolo fondamentale nell'apprendimento e nella memoria, ma il preciso circuito e i meccanismi coinvolti non sono stati ancora ben compresi.
''La nostra ricerca dimostra il legame molecolare tra il sonno post-esperienze ed il consolidarsi di quelle informazioni nella memoria a lungo termine'' dice Susumu Tonegawa, Professore di Biologia e Neuroscienze al Mit ed autore dello studio.
''Il nostro e' il primo studio per dimostrare questo legame cioe' tra la ripetizione dell'informazione ed il suo consolidarsi. Il cervello durante le ore del sonno deve ripetere le esperienze come se fossero dei video clip prima che questi ricordi passino dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.''
I ricercatori hanno osservato un circuito entro l'ippocampo conosciuto come via trisinaptica, lungo la quale le informazioni neuronali passano attraverso tre principali sottostrutture dell'ippocampo prima di andare oltre.
''Abbiamo dimostrato che questa via e' cruciale per la trasformazione delle memorie recenti, formatesi entro un giorno, in memorie a lungo termine che vengono mantenute per almeno 6 settimane dopo'', dice Tonegawa.
Attraverso le tecniche di ingegneria genetica sono stati creati dei topi in cui, un cambiamento di dieta, provoca la disattivazione del circuito trisinaptico. I ricercatori hanno utilizzato degli elettrodi per tenere monitorata l'attivita' delle cellule ippocampali degli animali mentre questi correvano nel labirinto e durante il sonno.
I topi, mentre correvano, formavano entro il loro cervello un pattern di cellule place o neuroni che aveva il compito di riconoscere i tratti del labirinto attraverso cui i topi erano gia' passati. Durante il sonno, in particolar modo durante la fase del sonno profondo (il sonno ad onde lente) le cellule formatesi durante la corsa venivano riprodotte in una seguenza simile.
Negli studi sugli esseri umani, testando il ruolo del sonno ad onde lente nel consolidamento della memoria, si e' visto che coloro che avevano fatto un pisolino dopo essersi sottoposti ad un compito di memorizzazione di coppie di parole come ''frutta-banana" e ''attrezzi-pinze'' furono maggiormente in grado di rievocare un maggior numero di coppie di parole rispetto a coloro che non avevano riposato.
Si suppone che questa ripetizione, supposta ma mai dimostrata, e' importante per la conversione delle nuove informazioni immagazzinate nell'ippocampo in memoria a lungo temine immagazzinata nella neocorteccia.
''Abbiamo dimostrato che nei topi ''mutanti'' in cui la via trisinaptica e' bloccata, questo processo di ripetizione durante il sonno ad onde medie e' impedito'' dice Tonegawa. Gli animali possono memorizzare a lungo termine il percorso del labirinto solo quando, dopo la formazione delle memorie a breve termine, la loro via trisinaptica e' attiva .
''La nostra conclusione e' che la via trisinaptica replica durante il sonno le seguenze delle memorie a breve temine che si formano nell'ippocampo; il sonno inoltre svolge un ruolo cruciale nella formazione delle memorie a lungo termine'', conclude Tonegawa.

Fonte: http://www.medicalnewstoday.com/articles/155293.php

martedì 23 giugno 2009

Vero o Falso?

Un recente studio, utilizzando le tecniche di neuroimmagine, ha mostrato che l'abilita' di distinguere il vero dal falso, coinvolge due distinti processi.
Le ricerche precedenti facevano affidamento sul fatto che sia le dichiarazioni vere sia quelle false fossero analizzate dalla parte inferiore della corteccia frontale sinistra.
I ricercatori dell'Universita' di Lisbona e Vita-Salute di Milano hanno scoperto invece che utilizziamo due processi separati per determinare l'attendibilita' delle dichiarazioni che analizziamo durante la nostra vita quotidiana.
La decisione in merito alla veridicita' o mendacita' di quello che ci viene detto coinvolge la memoria, infatti vengono impegnate le capacita' di ragionamento, ed i processi di problem-solving.
Utilizzando la Risonanza Magnetica Funzionale (fRMI), lo studio esamina l'impatto di frasi vere e false sull'attivita' cerebrale durante un compito di analisi delle caratteristiche della frase.
Hai partecipanti e' stato chiesto di leggere semplici frasi composte da un soggetto ed un verbo (l'aereo atterra) e di decidere se la frase e' vera oppure e' falsa.
E' importante sottolineare che tutte le frasi vere e false si eguagliano in termini di ambiguita', infatti lo stesso soggetto e lo stesso verbo e' stato usato per i due tipi di frase. Le frasi false hanno attivato la corteccia fronto-polare destra che e' anche l'area attivata dai compiti di ragionamento. Le frasi vere, invece, hanno prodotto l'attivazione della corteccia parietale inferiore ed il nucleo caudato bilateralmente. Si suppone che quest'attivazione sia dovuta al riflesso dell'analisi semantica della frase ed ad una maggiore ed estesa ricerca mnestica. L'attivazione del nucleo caudato puo' invece essere dovuta al processo di ricerca ed accoppiamento tra soggetto e verbo oppure al fatto che, riconoscere una frase come vera rappresenta, per il soggetto, una forma di ricompensa, e questa area infatti e' coinvolta nei processi di questo genere.
Considerando i risultati dell'esperimento e gli studi precedenti sarebbe possibile riconciliare le storiche posizioni conflittuali circa la comprensione del linguaggio inteso da Protagora e Socrate.
Sembra, paradossalmente, che quando le differenze tra verita' e menzogna sono chiare, ci comportiamo come relativisti ed utilizziamo simili processi per arrivare ad una decisione in merito alla loro falsita' o veridicita'. Quando, invece, queste differenze sono piu' sottili (il caso di questa ricerca) facciamo una distinzione categoriale e utilizziamo processi qualitativamente differenti per decidere in merito.

Fonte: http://www.medicalnewstoday.com/articles/154391.php

Ritiro del Co-proxamol

Il ritiro del comune analgesico co-proxamol dal mercato del Regno Unito ha prodotto una notevole riduzione dei suicidi e di avvelenamenti accidentali, senza un incremento di morti dovute ad altri farmaci simili.
I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati su bmj.com.
Il co-proxamol e' stato il piu' comune farmaco da banco in circolazione usato per i suicidi ed ha provocato 766 morti dal 1997 al 1999 in Inghilterra e Scozia. A causa dell'alto numero degli avvelenamenti fatali la Committee on Safety in Medicines annuncio' nel 2005 che lo avrebbe ritirato dal mercato nel 2007.
Questa iniziativa e' stata efficace ma non era stato ancora stabilito l'effettivo ridotto numero dei decessi.
Keith Hawton dell'univerista' di Oxford ed i suoi colleghi, quindi, usando delle statistiche nazionali hanno confrontato l'impatto dell'annuncio del ritiro del co-proxamol come farmaco prescrivibile e da banco e le morti dovute al farmaco in aggiunta con altri farmaci simili, in Inghilterra e Scozia tra il 1998 ed il 2007.
La ricerca mostra una diminuzione del 59% della prescrizione e vendita del farmaco in questione dopo l'annuncio del suo ritiro, seguita da un incremento delle prescrizioni di farmaci analgesici alternativi come il paracetamolo.
Questa indotta inversione di tendenza nelle prescrizioni farmaceutiche e' stata accompagnata da una riduzione del 62% dei suicidi, 295 volontari (349 comprendendo le morti per avvelenamento accidentale), senza un ulteriore incremento dei decessi dovuti ad altri analgesici prescrivibili.
L'autore della ricerca dice che il rischio di suicidi dovuti ad altri farmaci simili e' assolutamente assente.
Questa scoperta suggerisce che nel Regno Unito questa iniziativa e' stata una misura efficace ed evidenzia come la autorita' preposte ''possono avere un importante funzione sulla salute pubblica, come si e' scoperto per la misure di restrizione della vendita dei farmaci da banco'' concludono i ricercatori.

Fonte: http://www.medicalnewstoday.com/articles/154834.php

sabato 20 giugno 2009

Solo 100 ms

Da una ricerca della Princepton University, sappiamo che gli aspetti della personalita' di singoli individui possono essere inferiti da tratti del viso. Questa relazione era stata gia' supposta da Lavater quando scrisse Essays on Phisiognomy dove illustro' vari casi al riguardo. Sebbene queste idee potrebbero essere considerate ridicole, in realta' la tendenza ad attribuire tratti di personalita' basandosi su aspetti e caratteristiche fisiche non e' da sottovalutare perche' e' di grande impatto sulla vita di tutti.
Un individuo fisicamente attraente e' portato a raggiungere i suoi obiettivi piu' facilmente e ricevera' meno giudizi negativi, per esempio.
Dalle caratteristiche della faccia, inoltre, gli individui, non solo formano un giudizio globale, ma inferiscono precisi tratti ed impressioni.
I ricercatori infatti hanno dimostrato che l'inferenza della competenza del candidato all'elezione del congresso degli Stati Uniti nel 2000, 2002, 2004 ne' ha predetto il vincitore. Sono stati anche valutati e considerati altri aspetti della personalita' come l'affidabilita' e la piacevolezza, ma la competenza e' risultata maggiormente correlata col candidato vincitore. Questo significa che questo tratto e' di gran lunga considerato il piu' adatto per una persona che svolge un ruolo pubblico.
Queste inferenze, quindi, hanno un grosso impatto e influenza sulle nostre decisioni e comportamenti. Certo, quando diciamo questo, non ci riferiamo alle decisioni volontarie, ma senza alcun ombra di dubbio, possiamo anche dire che queste influenze sono spesso sottovalutate perche' inconsapevoli.
I ricercatori hanno supposto l'esistenza di due sistemi: il primo riflessivo sistema e' quello che e' veloce, intuitivo, non volontario che analizza i tratti della faccia per trarne le relative inferenze. Il secondo, invece, lento, faticoso e volontario.
Le ricerche sui processi visivi ci mostra come le rappresentazioni mentali degli oggetti importanti del campo visivo si costituiscono anche molto velocemtente e quindi osservando i visi e' possibile che le inferenze su attributi sociali significativi possano essere estratti in tempi brevissimi.
Sono stati condotti una serie di studi in cui sistematicamente sono stati manipolati i tempi di esposizione alle facce per scoprire le condizioni minime entro cui, gli individui formano un giudizio in relazione alla personalita' osservando le caratteristiche del viso.
Sono stati condotti 5 esperimenti, ogniuno dei quali su una caratteristica diversa come attrattiva, piacevolezza, affidabilita', competenza ed aggressivita'.
L'attrattiva e' la caratteristica che piu' si lega all'aspetto fisico per cui e' stata usata come benchmark per le altre caratteristiche sperimentate. Anche la piacevolezza ha un buon legame con l'aspetto fisico, mentre le altre tre caratteristiche sono piu' comportamentali. Tutte queste caratteristiche inoltre sono importanti sia per le interazioni sociali e sia per quelle economiche.
Nell'esperimento tutte le facce (non familiari) sono state presentate in tre diverse condizioni sperimentali: la prima prevedeva una esposizione di 100 ms, la seconda 500 ms e la terza 1000 ms.
Le tre ipotesi sono che:
  1. i tratti della pesonalita' vengono estratti gia' a 100ms
  2. un'ulteriore e maggiore esposizione alle facce faccia aumentare la confidenza nei confronti dei tratti inferiti, senza necessariamente osservare un cambio di giudizio.
  3. un tempo ancora piu' lungo consente di ottenere impressioni maggiormente differenziate sui tratti inferiti.
Il gruppo di controllo era costituito da un campione di individui che avrebbe dato un giudizio sulle foto senza essere sottoposto ad alcuna pressione temporale.
Quindi se il giudizio si fosse formato a 100 ms, i risultati del gruppo sperimentale sarebbero dovuti essere significativamente simili a quello del gruppo di controllo. In caso contrario sarebbe stato necessario un maggior tempo di esposizione per far coincidere i giudizi.
Il tempo di 500 ms dovrebbe essere un tempo sufficiente per permettere agli individui di formare un giudizio stabile sui tratti inferiti. In questo caso, il giudizio dato sarebbe dovuto essere significativamente simile a quello del gruppo di controllo.
In ultimo, l'esposizione a 1000 ms avrebbe dovuto portare gli indiviudi a formare un giudizio maggiormente differenziato sui tratti inferiti. Se un giudizio globale sarebbe stato significativamente vicino a quello del gruppo di controllo, un tempo di esposizione maggiore avrebbe dovuto portare gli indiviudi a differenziare ed approfondire i giudizi dati e per cui il risultato finale sarebbe una maggiore discrepanza di giudizio rispetto al gruppo di controllo.
Sono stati impegnati 245 studenti universitari. 117 destinati a formare il gruppo di controllo e i rimanenti a costituire il gruppo sperimentale.
2o di loro sono stati assegnati al gruppo che avrebbe valutato l'attrattiva, 25 alla piacevolezza, 23 alla competenza, 24 alla fiducia e 25 all'aggessivita'.
Le immagini usate appartenevano a 66 persone sconosciute 33 uomini e 33 donne.
Il gruppo di controllo avrebbe dovuto osservare le immagini ed esprimere un giudizio sui tratti oggetto della sperimentazione senza ''fretta''. Avrebbero dovuto esprimere un giudizio su un questionario separato basandolo su una scala da 1 a 9. Questo giudizio era importante per confrontare il giudizio dei soggetti sperimentali.
Ovviamente, ci si aspettava che il giudizio dei soggetti sperimentali fosse correlato con quello dei soggetti del gruppo di controllo.
Ai soggetti del gruppo sperimentale venne detto che quello era un esperimento sulla prima impressione e si pregava loro di rispondere il piu' velocemente possibile. Inoltre, si faceva loro presente che l'immagine sarebbe apparsa solo una volta. Erano davanti lo schermo di un pc, e la prova partiva dopo aver permesso loro di familiarizzare con l'ambiente. Osservavano una punto di fissazione centrale costituito da una + al centro dello schermo e poi appariva l'immagine e vi restava per il tempo di 100ms, 500ms o 1000ms.
Subito dopo, una domanda presentata sullo schermo chiedeva loro di dire se il personaggio visto sullo schermo fosse attraente, piacevole, affidabile, competente o aggressivo. La risposta prevedeva un si o no da parte dell'utente. Il sistema chiedeva successivamente loro di valutare la confidenza del giudizio espresso su una scala da 1 a 7.
I risultati mostrano che gia' a 100 ms di esposizione i giudizi espressi dagli individui e' significativamente correlato con quelli espressi da gruppo di controllo. Come ci si aspettava, e' l'attrattiva la voce maggiormente correlata all'aspetto fisico, dopotutto e' un tratto specifico della faccia. Si e' anche notata un'elevata correlazione per il giudizio di affidabilita'. Con l'aumento del tempo di esposizione questi giudizi non cambiano significamente.
L'aumento del tempo porta gli individui a dare dei giudizi piu' negativi, quindi meno attrattiva, meno piacevolezza, meno affidabilita', meno competenza, meno aggressivita'. Il livello dei giudizi si stabilizza a 500 ms senza sostanziali modifiche, nemmeno quando il tempo di esposizione e' diventato di 1000 ms. Il tempo di risposta degli indiviudi diminuisce quando si passa da 100 a 500 ms ad eccessione del giudizio sull'affidabilita', e quando si passa da 500ms a 1000ms la situazione resta invariata.
La confidenza sui vari tratti aumenta da 100ms a 500ms di esposizione tranne che per l'aggressivita e da 500ms a 100ms la tendenza e' confermata ad eccezione del giudizio sulla competenza.
Con l'esposizione a 1000ms, infine, si e' visto che i giudizi diventano maggiormente differenziati in base ai tratti da valutare. I tratti positivi infatti producevano giudizi positivi, mentre tratti negativi producevano giudizi negativi.
In conclusione abbiamo visto che i giudizi su tratti di personalita' si forma gia' a 100ms di esposizione alla faccia. L'osservazione relativa al fatto che il tempo necessario per esprimere il giudizio decresca passando da 100ms a 500ms indica che il giudizio e' dato in modo molto veloce nella prima condizione rispetto alla seconda.
Con l'aumento dell'esposizione i giudizi diventano piu' negativi, e la spiegazione di questo fenomeno sta nel fatto che, in situazioni di pressione temporale, i giudizi vengono dati in base al naturale bias positivo degli individui. Infatti con l'aumento dell'espozione a 500 ms i vari individui hanno avuto il tempo di esprimere un giudizio piu' soggettivo in relazione al tratto inferito.
Ci si apettava una correlazione piu' alta per l'attrattiva, ma e' stata riscontrata una alta correlazione anche per l'affidabilita' e questa puo' essere spiegata in temini evoluzionistici, infatti, il rilevamento dell'affidabilita' e' una capacita' fondamentale per la sopravvivenza. Dagli studi con le tecniche di neuroimmagine si e' scoperto che il rilevamento dell'affidabilita' e un processo automatico ed e' legato all'attivita' dell'amigdala, una struttura subcorticale fondamentale per l'individuazione di potenziali stimoli pericolosi. Infatti lesioni di questa struttura portano gli individui ad avere difficolta' nell'identificare facce di persone affidabili da quelle inaffidabili.
Questo studio quindi mostra che le persone sono estremamente efficienti nell'individuare questa caratteristica infatti l'alta correlazione nella detenzione di questo tratto e' paragonabile solo all'attrattiva.
Si suppone che le varie componenti dalla faccia vengano elaborate in tempi diversi per cui le varie inferenze vengono fatte con tempi diversificati. Infatti, possiamo dire che il giudizio di affidabilita' e attrattiva si forma piu' velocemente rispetto agli altri giudizi.
Il fatto che con l'aumentare dei tempi di esposizione i giudizi diventano meno correlati, dimostra come, da un giudizio inizialmente globale, se ne forma un altro maggiormente approfondito.
Riassumendo quindi, un tempo di esposizione di 100 ms e' sufficiente per formare un giudizio sui tratti della personalita' degli individui e che questi giudizi sono ancora ancorati alle inferenze iniziali. Questo processo puo' essere incontrollato e vede l'attivazione dei processi del sistema veloce, intuitivo e non riflessivo. Quindi come diveva Lavater tutti noi siamo quotidianamente influenzati dalla fisiognomica.

Fonti:
First Impressions
Making up your mind after 100-ms exposure to a face
di Janime Willis e Alexander Todorov