Un recente studio, utilizzando le tecniche di neuroimmagine, ha mostrato che l'abilita' di distinguere il vero dal falso, coinvolge due distinti processi.
Le ricerche precedenti facevano affidamento sul fatto che sia le dichiarazioni vere sia quelle false fossero analizzate dalla parte inferiore della corteccia frontale sinistra.
I ricercatori dell'Universita' di Lisbona e Vita-Salute di Milano hanno scoperto invece che utilizziamo due processi separati per determinare l'attendibilita' delle dichiarazioni che analizziamo durante la nostra vita quotidiana.
La decisione in merito alla veridicita' o mendacita' di quello che ci viene detto coinvolge la memoria, infatti vengono impegnate le capacita' di ragionamento, ed i processi di problem-solving.
Utilizzando la Risonanza Magnetica Funzionale (fRMI), lo studio esamina l'impatto di frasi vere e false sull'attivita' cerebrale durante un compito di analisi delle caratteristiche della frase.
Hai partecipanti e' stato chiesto di leggere semplici frasi composte da un soggetto ed un verbo (l'aereo atterra) e di decidere se la frase e' vera oppure e' falsa.
E' importante sottolineare che tutte le frasi vere e false si eguagliano in termini di ambiguita', infatti lo stesso soggetto e lo stesso verbo e' stato usato per i due tipi di frase. Le frasi false hanno attivato la corteccia fronto-polare destra che e' anche l'area attivata dai compiti di ragionamento. Le frasi vere, invece, hanno prodotto l'attivazione della corteccia parietale inferiore ed il nucleo caudato bilateralmente. Si suppone che quest'attivazione sia dovuta al riflesso dell'analisi semantica della frase ed ad una maggiore ed estesa ricerca mnestica. L'attivazione del nucleo caudato puo' invece essere dovuta al processo di ricerca ed accoppiamento tra soggetto e verbo oppure al fatto che, riconoscere una frase come vera rappresenta, per il soggetto, una forma di ricompensa, e questa area infatti e' coinvolta nei processi di questo genere.
Considerando i risultati dell'esperimento e gli studi precedenti sarebbe possibile riconciliare le storiche posizioni conflittuali circa la comprensione del linguaggio inteso da Protagora e Socrate.
Sembra, paradossalmente, che quando le differenze tra verita' e menzogna sono chiare, ci comportiamo come relativisti ed utilizziamo simili processi per arrivare ad una decisione in merito alla loro falsita' o veridicita'. Quando, invece, queste differenze sono piu' sottili (il caso di questa ricerca) facciamo una distinzione categoriale e utilizziamo processi qualitativamente differenti per decidere in merito.
Fonte: http://www.medicalnewstoday.com/articles/154391.php
Le ricerche precedenti facevano affidamento sul fatto che sia le dichiarazioni vere sia quelle false fossero analizzate dalla parte inferiore della corteccia frontale sinistra.
I ricercatori dell'Universita' di Lisbona e Vita-Salute di Milano hanno scoperto invece che utilizziamo due processi separati per determinare l'attendibilita' delle dichiarazioni che analizziamo durante la nostra vita quotidiana.
La decisione in merito alla veridicita' o mendacita' di quello che ci viene detto coinvolge la memoria, infatti vengono impegnate le capacita' di ragionamento, ed i processi di problem-solving.
Utilizzando la Risonanza Magnetica Funzionale (fRMI), lo studio esamina l'impatto di frasi vere e false sull'attivita' cerebrale durante un compito di analisi delle caratteristiche della frase.
Hai partecipanti e' stato chiesto di leggere semplici frasi composte da un soggetto ed un verbo (l'aereo atterra) e di decidere se la frase e' vera oppure e' falsa.
E' importante sottolineare che tutte le frasi vere e false si eguagliano in termini di ambiguita', infatti lo stesso soggetto e lo stesso verbo e' stato usato per i due tipi di frase. Le frasi false hanno attivato la corteccia fronto-polare destra che e' anche l'area attivata dai compiti di ragionamento. Le frasi vere, invece, hanno prodotto l'attivazione della corteccia parietale inferiore ed il nucleo caudato bilateralmente. Si suppone che quest'attivazione sia dovuta al riflesso dell'analisi semantica della frase ed ad una maggiore ed estesa ricerca mnestica. L'attivazione del nucleo caudato puo' invece essere dovuta al processo di ricerca ed accoppiamento tra soggetto e verbo oppure al fatto che, riconoscere una frase come vera rappresenta, per il soggetto, una forma di ricompensa, e questa area infatti e' coinvolta nei processi di questo genere.
Considerando i risultati dell'esperimento e gli studi precedenti sarebbe possibile riconciliare le storiche posizioni conflittuali circa la comprensione del linguaggio inteso da Protagora e Socrate.
Sembra, paradossalmente, che quando le differenze tra verita' e menzogna sono chiare, ci comportiamo come relativisti ed utilizziamo simili processi per arrivare ad una decisione in merito alla loro falsita' o veridicita'. Quando, invece, queste differenze sono piu' sottili (il caso di questa ricerca) facciamo una distinzione categoriale e utilizziamo processi qualitativamente differenti per decidere in merito.
Fonte: http://www.medicalnewstoday.com/articles/154391.php
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