martedì 17 febbraio 2009

Gelosia. Il mostro dall'occhio verde vive dentro di noi

C'e' un mostro che vive dentro il nostro cervello - quello dall'occhio verde - appunto.
Gli scienziati hanno trovato l'area del cervello che e' responsabile della gelosia. Quest'area e' la stessa che e' deputata al controllo del dolore fisico e questo spiegherebbe perche' e' cosi' spiacevole e penosa quella sensazione percepita quando la persona amata manifesta interesse a chi e' attorno a noi, ma allo stesso tempo non siamo noi.
''E' interessante notare che questa parte del cervello e' anche associata al 'dolore' mentale'' dice il dott. Hidehiko Takahashi che ha condotto le ricerche.
''La corretta valutazione di questi sentimenti di gelosia potra' essere utile nel supporto psicologico ai pazienti in sede di consulenza.'',dice.
L'area in questione, che tra l'altro e' responsabile di quel particolare piacere che gli uomini provano nell'osservare le sfortune altrui, e' stata localizzata da un team di ricercatori giapponesi.
Nello stesso tempo in cui 19 studenti stavano parlando del loro maggiore rivale di successo, l'attivita' del loro cervello era monitorata attraverso la RMI (risonanza magnetica). Le immagini hanno mostrato, che nella maggior parte di loro, l'attivita' del lobo frontale era maggiore in special modo quando questi si sentivano gelosi dei loro 'avversari'.
Gli e' stato, inolte, chiesto di leggere una storia in cui i loro rivali invece, soffrono per le piu' disparate disgrazie tra cui e' stato compreso anche un avvelenamento.
Le immagini della risonanza hanno mostrato che le disavventure dei rivali hanno suscitato una 'reazione di ricompensa e soddisfacimento' incrementanto l'attivita' di un'area del cervello che normalmente si attiva quando riceviamo un riconoscimento sociale o un'inaspettata entrata finanziaria.
''Addesso abbiamo una migliore conprensione dei meccanismi che entrano in azione quando le persone traggono piacere dalle disgrazie altrui'', aggiunge infine il dott. Takahashi.
Fonte: Metro del 17 febbraio 2009 pag. 13

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