Uno studio pubblicato su Psycology of Music, dimostra che i bambini che frequentano un programma di diversi anni di educazione musicale con graduali incrementi di complessita' ritimica, tonale e pratica, hanno maggiori abilita' cognitive rispetto ai loro coetanei.
Secondo gli autori, Joseph M. Piro e Camilo Ortiz della Long Island University, questa scoperta ci aiutera' a chiarire il ruolo che la musica ha sulle capacita' cognitive individuali e fara' luce sulle potenzialita' della musica stessa nel migliorare il rendimento scolastico, le abilita' linguistiche ed alfabetizzazione.
Studiano i bambini di due scuole elementari, una delle quali prevedeva regolari sessioni di educazione musicale, i due ricercatori hanno vagliato l'ipotesi secondo cui, i bambini che avevano lezioni di musica con grado di difficolta' crescente negli anni, avrebbero anche avuto migliori performance scolastiche rispetto agli altri. La dimostrazione sarebbe stata fatta attraverso la misurazione del loro vocabolario e delle loro sequenze verbali. Misurazione che prevedeva test di comprensione e produzione verbale e scritta del linguaggio.
Molti studi precedenti hanno dimostrato una correlazione tra le abilita' musicali e incremento di altre capacita' dei bambini. Gli studiosi dicono che esistono delle similitudini sul modo in cui i soggetti interpretano il linguaggio musicale e il linguaggio verbale e ''siccome la risposta neurale alla musica e' elicitata da un ampio sistema distribuito nel cervello.......non sarebbe irragionevole aspettarsi processi di base simili tra apprendimento di abilita' musicali e capacita' verbali e che questi due sistemi, localizzabili in entrambi gli emisferi, presentino delle sovrapposizioni.''
Lo scopo dello studio e' stato quello di osservare due specifiche capacita' verbali, vocabolario e sequenze verbali, che secondo gli autori ''sono le componenti di base dell'alfabetizzazione e che determinano la conquista delle capacita' linguistiche come la comprensione e codifica del linguaggio.''
I ricercatori hanno selezionato, quindi, bambini di due scuole diverse situate nella stessa area geografica e con simili caratteristiche socio-demografiche, in modo da assicurarsi che i due gruppi fossero piu' simili possibile, a parte ovviamente, per le loro esperienze musicali.
In tutto 46 bambini che avevano ricevuto regolari lezioni di pianoforte per tre anni consecutivi, e 57 bambini che mai avevano avuto lezioni di musica o avavano mai suonato un strumento, a parte per le lezioni previste dal percorso scolastico comune o per lezioni private. Sono stati seguiti i progressi delle capacita' verbali di entrambi i guppi, infatti ogni singolo alunno e' stato sottoposto al test del TSI(struttura dell'intelligenza o Structure Of Intellect SOI), alla fine dei 10 mesi di ogni anno scolastico.
Alla luce dei risultati analizzati, alla fine del periodo stabilito, si e' potuto apprezzare una maggiore pienezza di vocabolario e un maggior punteggio nei risultati dei testi di seguenze verbali dei bambini del primo gruppo rispetto a quelli del secondo. La scoperta, aggiungono gli autori, dimostra che e' necessario incrementare maggiormente la comune pratica degli ''educatori incorporando una maggiore varieta' di approcci educativi, includendo la musica, nelle loro pratiche d'insegnamento, in un continuo sforzo di migliorare le abilita'verbali dei bambini''.
In ogni caso, le successive interpretazioni dei risultati rilevano una maggiore complessita' degli esiti generali della ricerca. Una interessante osservazione, infatti, fa notare che all'inizio dello studio, i punteggi dei test effettuati sulle attivita' di lettura e comprensione del linguaggio scritto dei soggetti sperimentali, che aveva avuto gia' due anni di lezioni di pianoforte, erano quasi identici al gruppo di controllo.
Cosi' gli autori si chiedono: ''perche' se i soggetti sperimentali hanno gia' abilita' musicali, non fanno registrare una maggiore performance?''
Riferendosi a ricerche precedenti che mostrano che i cambiamenti della corteccia cerebrale in certe aree congnitive, come quelle coinvolte nelle abilita' spazio-temporali, avvengono velocemente, i due ricercatori suppongono che vi siano tre fattori che potrebbero spiegare questo fenomeno.
Il primo si riferisce al fatto che i test condotti sui bambini del gruppo sperimentale furono fatti all'inizio dell'anno scolastico, dopo un periodo di vacanza e questo significa che e' probabile che, la mancanza di istruzione musicale, potrebbe avere preservato una temporanea e precedente riorganizzazione corticale di questi soggetti. Questo e', inoltre, dimostrato anche da una ricerca relativa. Un'altra spiegazione potrebbe essere che gli studi musicali richiedono comunque un miglioramento delle capacita' di lettura e che questo miglioramento puo' avvenire solo in tempi lunghi, e cosi' i due anni di lezione potrebbero non essere stati abbastanza sufficienti.
In terzo luogo un'altra spiegazione riguarda il periodo di tempo durante il quale questi bambini hanno ricevuto le lezioni di musica. Durante il corso del loro terzo anno di educazione musicale, i ragazzi del gruppo sperimentale avevano quasi 7 anni. Le evidenze dimostrano che in questo periodo ci sono dei significativi incrementi della crescita cerebrale e materia grigia che sono correlati all'aumento della complessita' delle materie di studio del terzo anno. Quindi i cambiamenti cerebrali coinvolti nelle abilita' di lettura possono essere stati maggiormente accumulati solo in questo periodo rispetto ai due anni precedenti.
''Tutte queste disquisizioni ci consentono in modo ancora piu' avvincente di spiegare il significato dei risultati dell'esperimento, ma segnaliamo che le decisioni su ''quando'' insegnare sono almeno parimenti importanti a quelle sul ''cosa'' insegnare soprattutto quando si investiga sui differenti patter neurali ed i loro substrati cognitivi associati'' spiegano gli autori.
''Lo studio di come la musica puo' sostenere lo sviluppo cognitivo, aiutera' gli educatori ad andare al di la' di qualche confusa e malamente difinita concezione che ''la musica fa tendenza'', attraverso l'adozione di curati e credibili approcci educativi, che usano la ricchezza e la complessita' concettuale della stuttura della musica e della sua influenza sulle altre aree cognitive.''Studiano i bambini di due scuole elementari, una delle quali prevedeva regolari sessioni di educazione musicale, i due ricercatori hanno vagliato l'ipotesi secondo cui, i bambini che avevano lezioni di musica con grado di difficolta' crescente negli anni, avrebbero anche avuto migliori performance scolastiche rispetto agli altri. La dimostrazione sarebbe stata fatta attraverso la misurazione del loro vocabolario e delle loro sequenze verbali. Misurazione che prevedeva test di comprensione e produzione verbale e scritta del linguaggio.
Molti studi precedenti hanno dimostrato una correlazione tra le abilita' musicali e incremento di altre capacita' dei bambini. Gli studiosi dicono che esistono delle similitudini sul modo in cui i soggetti interpretano il linguaggio musicale e il linguaggio verbale e ''siccome la risposta neurale alla musica e' elicitata da un ampio sistema distribuito nel cervello.......non sarebbe irragionevole aspettarsi processi di base simili tra apprendimento di abilita' musicali e capacita' verbali e che questi due sistemi, localizzabili in entrambi gli emisferi, presentino delle sovrapposizioni.''
Lo scopo dello studio e' stato quello di osservare due specifiche capacita' verbali, vocabolario e sequenze verbali, che secondo gli autori ''sono le componenti di base dell'alfabetizzazione e che determinano la conquista delle capacita' linguistiche come la comprensione e codifica del linguaggio.''
I ricercatori hanno selezionato, quindi, bambini di due scuole diverse situate nella stessa area geografica e con simili caratteristiche socio-demografiche, in modo da assicurarsi che i due gruppi fossero piu' simili possibile, a parte ovviamente, per le loro esperienze musicali.
In tutto 46 bambini che avevano ricevuto regolari lezioni di pianoforte per tre anni consecutivi, e 57 bambini che mai avevano avuto lezioni di musica o avavano mai suonato un strumento, a parte per le lezioni previste dal percorso scolastico comune o per lezioni private. Sono stati seguiti i progressi delle capacita' verbali di entrambi i guppi, infatti ogni singolo alunno e' stato sottoposto al test del TSI(struttura dell'intelligenza o Structure Of Intellect SOI), alla fine dei 10 mesi di ogni anno scolastico.
Alla luce dei risultati analizzati, alla fine del periodo stabilito, si e' potuto apprezzare una maggiore pienezza di vocabolario e un maggior punteggio nei risultati dei testi di seguenze verbali dei bambini del primo gruppo rispetto a quelli del secondo. La scoperta, aggiungono gli autori, dimostra che e' necessario incrementare maggiormente la comune pratica degli ''educatori incorporando una maggiore varieta' di approcci educativi, includendo la musica, nelle loro pratiche d'insegnamento, in un continuo sforzo di migliorare le abilita'verbali dei bambini''.
In ogni caso, le successive interpretazioni dei risultati rilevano una maggiore complessita' degli esiti generali della ricerca. Una interessante osservazione, infatti, fa notare che all'inizio dello studio, i punteggi dei test effettuati sulle attivita' di lettura e comprensione del linguaggio scritto dei soggetti sperimentali, che aveva avuto gia' due anni di lezioni di pianoforte, erano quasi identici al gruppo di controllo.
Cosi' gli autori si chiedono: ''perche' se i soggetti sperimentali hanno gia' abilita' musicali, non fanno registrare una maggiore performance?''
Riferendosi a ricerche precedenti che mostrano che i cambiamenti della corteccia cerebrale in certe aree congnitive, come quelle coinvolte nelle abilita' spazio-temporali, avvengono velocemente, i due ricercatori suppongono che vi siano tre fattori che potrebbero spiegare questo fenomeno.
Il primo si riferisce al fatto che i test condotti sui bambini del gruppo sperimentale furono fatti all'inizio dell'anno scolastico, dopo un periodo di vacanza e questo significa che e' probabile che, la mancanza di istruzione musicale, potrebbe avere preservato una temporanea e precedente riorganizzazione corticale di questi soggetti. Questo e', inoltre, dimostrato anche da una ricerca relativa. Un'altra spiegazione potrebbe essere che gli studi musicali richiedono comunque un miglioramento delle capacita' di lettura e che questo miglioramento puo' avvenire solo in tempi lunghi, e cosi' i due anni di lezione potrebbero non essere stati abbastanza sufficienti.
In terzo luogo un'altra spiegazione riguarda il periodo di tempo durante il quale questi bambini hanno ricevuto le lezioni di musica. Durante il corso del loro terzo anno di educazione musicale, i ragazzi del gruppo sperimentale avevano quasi 7 anni. Le evidenze dimostrano che in questo periodo ci sono dei significativi incrementi della crescita cerebrale e materia grigia che sono correlati all'aumento della complessita' delle materie di studio del terzo anno. Quindi i cambiamenti cerebrali coinvolti nelle abilita' di lettura possono essere stati maggiormente accumulati solo in questo periodo rispetto ai due anni precedenti.
''Tutte queste disquisizioni ci consentono in modo ancora piu' avvincente di spiegare il significato dei risultati dell'esperimento, ma segnaliamo che le decisioni su ''quando'' insegnare sono almeno parimenti importanti a quelle sul ''cosa'' insegnare soprattutto quando si investiga sui differenti patter neurali ed i loro substrati cognitivi associati'' spiegano gli autori.
Fonte: http://www.sciencedaily.com/releases/2009/03/090316075843.htm
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