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sabato 18 luglio 2009

L'attivita' del cervello bugiardo

Usando le comuni tecniche di neuroimmagine, gli psicologi hanno osservato i processi cerebrali in soggetti a cui era stata data la possibilita' di guadagnare denaro in modo disonesto mentendo. Hanno scoperto che nelle persone oneste non si nota una attivita' cerebrale maggiore quando dicono la verita' e questo significa che non sono necessari processi extra cognitivi quando si sceglie l'onesta'. Ad ogni modo, gli individui che si sono comportati disonestamente, persino quando dicono la verita', mostrano un attivita' maggiore nelle regioni cerebrali convolte nei meccanismi di controllo ed attentivi.
Lo studio e' stato pubblicato sul Proceedings of the National Academy of Sciences ed e' stato condotto dal dott. Joushua Greene, assistente professore di Psicologia nella Facolta' di Arte e Scienze dell'Universita' di Harvard, e da Joe Paxton, uno studente lureato in Psicologia.
''Essere onesti non consiste tanto nel tentativo di esercitare una volonta' come l'essere disposti a comportarsi onestamente in molti e difficili tipi di modi,'' dice Greene. ''Questo puo' non essere vero per tutte le siutazioni, ma sembra vero almeno in questo caso''.
I ricercatori hanno cercato di testare almeno due teorie circa la natura dell'onesta'.
  1. La ''Will'' Theory, in cui l'onesta' risulta dall'attiva resistenza alla tentazione;
  2. La ''Grace'' Theory, in cui l'onesta' e' il prodotto della mancanza di tentazione.
I risultati dello studio suggeriscono che la ''Grace'' Theory e' vera, in quanto i partecipanti onesti non hanno mostrato nessuna maggiore forma di attivita' neurale quando raccontavano la verita'.
Per spingere i partecipanti a mentire, i ricercatori hanno inventato una storia di copertura per i loro studi. La ricerca fu presentata come uno studio sulle abilita' paranormali di predire il futuro.
Ai partecipanti fu chiesto di predire i propri risultati di una serie di lanci di monete, e fu detto loro che i ricercatori credevano che la veridicita' della previsione sarebbe stata maggiore quando veniva dato loro un incentivo economico e quando la previsione non veniva condivisa prima del risultato del lancio. Questo dava ai partecipanti l'opporutnita' di mentire e dire che loro avavano correttamente predetto il risultato del lancio della monetina per ottenre l'incentivo economico.
Se il loro numero di risposte corrette fosse stato statisticamente plausibile significava che gli individui avevano detto la verita' e questa sarebbe stata la misura da utilizzare per valutare l'onesta'.
Gli individui che riportarono alti livelli di accuratezza nella previsione furono classificati come disonesti, mentre i partecipanti che riprotarono livelli plausibili di previsione e di accuratezza furono calssificati come onesti.
I ricercatori sottolineano che ''l'etichetta'' di onesti e disonesti descrive solo i comportamenti degli individui in questa particolare condizione sperimentale e non necessariamente caratterizza il loro comportamento piu' generale.
Usando la Risonanza Magnetica Funzionale (fRMI) Greene ha scoperto che gli individui onesti mostrano una piccola e non aggiuntiva attivita' cerebrale quando riportavano la loro previsione circa il lancio delle monete. D'altro canto, il cervello dei partecipanti disonesti fu maggiormente attivo nelle regioni deputate al controllo quando loro decidevano di non mentire. Queste aree impegnate nel controllo dei comportamenti includono la corteccia prefrontale dorsolaterale e la corteccia cingolata anteriore, e ricerche precedenti avevano dimostato che queste regioni sono attive quando viene chiesto a qualcuno di mentire.
Contrariamente alle ricerche precedenti in cui veniva esaminata l'attivita' cerebrale dei soggetti a cui veniva chiesto di mentire, questo e' il primo studio in cui si esamima l'attivita' cerebrale di soggetti che mentono in modo spontaneo.
Questo studio e', inoltre, il primo a esaminare esempi di verita' raccontata da individui che altrimenti sarebbero stati disonesti, e l'attivita' neurale presente quando questi individui scelgono se mentire o meno.
Greene nota che si e' notata un'importante distinzione tra l'attivita' cerebrale gli individui onesti quando dicevano la verita' e quella dei disonesti quando dicevano la verita'.
''Quando le persone oneste lasciano il denaro sul tavolo, non si vede nulla di speciale nell'attivita' del loro cervello'', dice Greene. ''Mentre, quando le persone disoneste lasciano le monete sul tavolo, si osserva la maggiore e robusta attivazione della rete di controllo comportamentale.''
Se le neuroscienze sono in grado di identificare le bugie attraverso l'osservazione dell'attivita' cerebrale dei menzonieri, sara' importante distinguere tra l'attivita' cerebrale mentre si mente e quella causata dalla tentazione di mentire. Greene dice che eventualmente puo' essere possibile identificare le bugie osservando l'attivita' cerebrale, sebbene maggiori ricerche devono essere condotte prima che questo sia effettivamente possibile.

Fonte: http://www.sciencedaily.com/releases/2009/07/090713201622.htm

martedì 23 giugno 2009

Vero o Falso?

Un recente studio, utilizzando le tecniche di neuroimmagine, ha mostrato che l'abilita' di distinguere il vero dal falso, coinvolge due distinti processi.
Le ricerche precedenti facevano affidamento sul fatto che sia le dichiarazioni vere sia quelle false fossero analizzate dalla parte inferiore della corteccia frontale sinistra.
I ricercatori dell'Universita' di Lisbona e Vita-Salute di Milano hanno scoperto invece che utilizziamo due processi separati per determinare l'attendibilita' delle dichiarazioni che analizziamo durante la nostra vita quotidiana.
La decisione in merito alla veridicita' o mendacita' di quello che ci viene detto coinvolge la memoria, infatti vengono impegnate le capacita' di ragionamento, ed i processi di problem-solving.
Utilizzando la Risonanza Magnetica Funzionale (fRMI), lo studio esamina l'impatto di frasi vere e false sull'attivita' cerebrale durante un compito di analisi delle caratteristiche della frase.
Hai partecipanti e' stato chiesto di leggere semplici frasi composte da un soggetto ed un verbo (l'aereo atterra) e di decidere se la frase e' vera oppure e' falsa.
E' importante sottolineare che tutte le frasi vere e false si eguagliano in termini di ambiguita', infatti lo stesso soggetto e lo stesso verbo e' stato usato per i due tipi di frase. Le frasi false hanno attivato la corteccia fronto-polare destra che e' anche l'area attivata dai compiti di ragionamento. Le frasi vere, invece, hanno prodotto l'attivazione della corteccia parietale inferiore ed il nucleo caudato bilateralmente. Si suppone che quest'attivazione sia dovuta al riflesso dell'analisi semantica della frase ed ad una maggiore ed estesa ricerca mnestica. L'attivazione del nucleo caudato puo' invece essere dovuta al processo di ricerca ed accoppiamento tra soggetto e verbo oppure al fatto che, riconoscere una frase come vera rappresenta, per il soggetto, una forma di ricompensa, e questa area infatti e' coinvolta nei processi di questo genere.
Considerando i risultati dell'esperimento e gli studi precedenti sarebbe possibile riconciliare le storiche posizioni conflittuali circa la comprensione del linguaggio inteso da Protagora e Socrate.
Sembra, paradossalmente, che quando le differenze tra verita' e menzogna sono chiare, ci comportiamo come relativisti ed utilizziamo simili processi per arrivare ad una decisione in merito alla loro falsita' o veridicita'. Quando, invece, queste differenze sono piu' sottili (il caso di questa ricerca) facciamo una distinzione categoriale e utilizziamo processi qualitativamente differenti per decidere in merito.

Fonte: http://www.medicalnewstoday.com/articles/154391.php

sabato 23 maggio 2009

Le strutture di base della socievolezza

I ricercatori dell'Universita' di Cambridge hanno scoperto che caratteri come l'estroversita' e la socievolezza dipendono dalla struttura del cervello, infatti maggiore e' la concentrazione di tessuto cerebrale in certe parti e' piu' si e' maggiormente affettuosi e sentimentali.
Perche' ci sono alcuni di noi a cui piace stare in compagnia, mentre altri preferiscono starci lontano, isolati ed indipendenti? Nel tentativo di rispondere a questa domanda il Prof. Maël Lebreton ed i suoi colleghi del Dipartimento di Psichiatria di Cambridge, in collaborazione con l'Universita' di Oulu, in Finlandia, ha esaminato la relazione tra personalita' e struttura cerebrale di 41 volontari di sesso maschile.
I volontari sono stati sottoposti alla risonanza magnetica (MRI) e hanno anche compilato un questionario in cui gli si chiedeva di valutare se stessi su item come ''Mi piace essere cortese con la gente'' o ''Ho una buona relazione con la maggior parte della gente''. Il risultato del questionario e' servito per avere una misura generale di socievolezza e sentimenti di affetto chiamati ''soddisfazione sociale''.
I ricercatori hanno quindi analizzzato la relazione tra la soddisfazione sociale dei soggetti e la concentrazione di materia grigia in differenti regioni del cervello. Hanno trovato che la maggiore concentrazione di questi tessuti si trova nella corteccia orbitofrontale (foto a sinistra) (la parte del cervello piu' estrema, giusto sopra gli occhi) e nel corpo striato ventrale (una struttura che si trova in profondita' nel centro del cervello) in misura maggiore in coloro che avevano un punteggio piu' elevato della misura di soddisfazione sociale. La ricerca e' stata pubblicata sull'European Journal of Neuroscience il 20 maggio.
Il Dott. Graham Murray, che ha spiegato i risultati della ricerca dice che la socievolezza e i comportamenti affettuosi verso gli altri, sono dei tratti della nostra personalita' molto complessi. Egli afferma inoltre che questa ricerca ci aiuta a capire, a livello biologico, perche' le persone differiscono nel grado con cui esprimono questi tratti.
''Dobbiamo fare attenzione" dice "perche' siccome questa ricerca e' solamente correlativa non puo' dimostrare che la struttura del cervello determina la personalita'. Potrebbe persino essere che, la nostra personalita', attraverso l'eseperienza, aiuti in parte a determinare la struttura cerebrale''.
E' interessante notare che da studi precedenti e' stato dimostrato che la corteccia orbitofrontale e il corpo striato ventrale sono fondamentali per i processi di molte funzioni cerebrali piu' semplici come quelle per gli stimoli sessuali o la percezione del gusto dolce.
Il Dr Murray spiega che sarebbe interessante se si trovasse che il nostro grado di soddisfazione sociale, che otteniamo attraverso le interazioni sociali, dipendesse da varie strutture cerebrali che sono coinvolte in altre gratificazioni piu' semplici come quelle derivanti dal cibo, dai liquidi dolci, dal sesso.
''Questo, con molta probabilita', e' un indizio su come tratti complessi come i sentimenti e le impressioni si sono evolute da strutture che negli animali furono originariamente importanti solo per i processi di base della sopravvivenza biologica.''dice.
La ricerca puo' anche fornirci nuove idee in merito ai disordini psichici che compromettono le interazioni sociali come nell'autismo e schizofrenia.
''Alcuni pazienti con problemi psichici spesso hanno notevoli difficolta nel percepire i sentimenti, specialmente dalle persone che sono intorno a loro e questo puo' avere un forte impatto sulla loro vita. Potrebbe essere che, la causa di quelle difficolta' sia almeno parzialmente douvta alle caratteristiche della struttura cerebrale che determina quei disturbi.'' conclude il Dott. Murray.

Fonte: http://www.medicalnewstoday.com/articles/150792.php

martedì 7 aprile 2009

Una vita in fumo

La nicotina non da' solo dipendenza, ma puo' interferire e disturbare dozzine di interazioni tra cellule. Le informazioni ottenute nello studio condotto dagli scienziati della Brown University, possono aiutare a sviluppare trattamenti migliori per varie forme di malattie procurate dal fumo. Le compagnie farmaceutiche si affidano a ricerche di base per identificare nuove interazioni cellulari che possono, a seconda della patologia, essere usate come bersaglio dei potenziali nuovi farmaci.
''Questa studio ha aperto parecchie nuove strade da perseguire con la ricerca'' dice il Professor Edward Hawrot, professore di Scienze molecolari, Farmacologia, Pisiologia e Biotecnologia della Brown University.
Lo studio di Hawrot e' stato pubblicato sul Journal of Proteome Research del 3 aprile. Egli, assieme al suo team che include gli studenti William Brucker e Joao Paulo, ha provveduto a fornire informazioni preziose per superare le conoscenze di base su come la nicotina attacca i processi di comunicazione cellulare attraverso il sistema nervoso.
I ricercatori si sono basati sul recettore acetilcolinico Alpha-7 nel tessuto cerebrale dei topi. Un recettore molto simile esiste negli uomini. Il recettore Alpha-7 e' il piu' enigmatico dei cosiddetti recettori ''nicotinici''. Questi recettori sono chamati in questo modo perche' la nicotina, quando e' nel corpo, si lega ad essi. La maggior parte dei recettori si trova sulla superficie delle cellule e sono sensibili a piccoli segnali molecolari, i neurotrasmettitori, come l'acetilcolina, la quale e' il segnale naturale che viene utilizzato dalle cellule per attivare il recettore Alpa-7.
Si e' scoperto che ben altre 55 proteine differenti interagiscono col recettore nicotinico Alpha-7.
''Questo recettore e' un recettore nicotinico e pensavamo avesse una interazione solo con la nicotina. In realtra' ha moltissime funzioni nel cervello.'' dice Hawrot.
"In varie e specifiche regioni del cervello il recettore Alpha-7 puo' interagire con differenti proteine contenute nei neuroni ed agire in diversi modi''.
La proteina G alpha, e' stata una fra le piu' inaspettate proteine osservate tra quelle identificate nello studio e comunemente associate a classi di recettori completamente differenti. (L'omonima proteina-G legata ai recettori GPCR)
La scoperta e' significativa perche' la proteina G alpha e' coinvolta in molti differenti processi di comunicazione cellulare e biochimici attraverso il cervello ed il resto del corpo. Per farci un'idea dell'importanza di questa proteina dobbiamo considerare il fatto che il 40% dei farmaci che si utilizzano attualmente agiscono su una larga familia di recettori GPCR.
La nicotina puo' colpire i processi del nostro organismo e forse, interferire anche con le azioni dei farmaci che utilizziamo, in modo maggiore di quanto supposto fino ad ora.
''Il passo avanti fatto con questo studio potrebbe sortire un effetto positivo sullo sviluppo di nuovi trattamenti per combattere la dipendenza da fumo. Allo stesso tempo, la scoperta puo' anche avere implicazioni future per alcuni tipi di malattie come la Schizofrenia.'' dice Hawrot.
Recenti studi sui geni hanno suggerito che, alcuni casi di schizofrenia sono associati con delezioni a seguito delle quali blocchi di geni, incluso anche il gene dell'Alpha-7, vengono completamente rimossi e quindi risultano mancanti. Hawrot aggiunge che si ha, inoltre, la possibilita' di sviluppare nuovi trattamenti per coloro che soffrono di questo tipo di disordine, anche se si e' ben lontani dal trovare un rimedio definitivo.
Per condurre il loro studio, i ricercatori hanno utilizzato dei topi con carenza del recettore nicotinico per l'acetilcolina Alpha-7. Questi topi successivamente sono stati confrontati con quelli normali e in questo modo si sono potute evidenziare le differenze legate a quei recettori associati alle proteine studiate.

Fonti:
http://www.medicalnewstoday.com/articles/145155.php
http://www.unisr.it/BiotechBook/view.asp?id=111

lunedì 2 marzo 2009

Come funziona il baclofene?

Gli esperti adesso hanno riconosciuto valide le ipotesi del Dr Oliver Ameisen relative al fatto che l'alcolismo e' legato ad una deficienza del GHB (Gamma-idrossibutirrato) che e' descritto come il valium naturale del cervello.
Questo naturale tranquillizzante ci aiuta a rilassarci ed ha alcuni effetti positivi su ansieta', tensione muscolare, insonnia e depressione.
In accordo con questo, le persone che hanno una deficenza del GHB a causa del consumo di alcool e varie droghe, progressivamente diventano dipendenti.
Il GABA agische attraverso 2 recettori, il GABA A ed il GABA B. Quando le persono bevono, l'alcool andra' ad occupare il recettore del GABA A attivandolo e generando gli effetti rilassanti relativi. Quando poi si smette di bere si percepisce nuovamente un senso di ansieta'.
Se si assume il baclofene invece, esso stimola il recettore del GABA B come fa in modo selettivo solo il GHB diversamente da come avviene per il GABA A. Questo suggerisce che i vari principi attivi contenuti nei farmaci, droghe, alcool, andranno ad attivare solo il GABA A ma sembra che la via per fermare la dipendenza da alcool si trova col recettore B.

Fonte: Metro del 2 marzo 2009 pag 18

martedì 17 febbraio 2009

Gelosia. Il mostro dall'occhio verde vive dentro di noi

C'e' un mostro che vive dentro il nostro cervello - quello dall'occhio verde - appunto.
Gli scienziati hanno trovato l'area del cervello che e' responsabile della gelosia. Quest'area e' la stessa che e' deputata al controllo del dolore fisico e questo spiegherebbe perche' e' cosi' spiacevole e penosa quella sensazione percepita quando la persona amata manifesta interesse a chi e' attorno a noi, ma allo stesso tempo non siamo noi.
''E' interessante notare che questa parte del cervello e' anche associata al 'dolore' mentale'' dice il dott. Hidehiko Takahashi che ha condotto le ricerche.
''La corretta valutazione di questi sentimenti di gelosia potra' essere utile nel supporto psicologico ai pazienti in sede di consulenza.'',dice.
L'area in questione, che tra l'altro e' responsabile di quel particolare piacere che gli uomini provano nell'osservare le sfortune altrui, e' stata localizzata da un team di ricercatori giapponesi.
Nello stesso tempo in cui 19 studenti stavano parlando del loro maggiore rivale di successo, l'attivita' del loro cervello era monitorata attraverso la RMI (risonanza magnetica). Le immagini hanno mostrato, che nella maggior parte di loro, l'attivita' del lobo frontale era maggiore in special modo quando questi si sentivano gelosi dei loro 'avversari'.
Gli e' stato, inolte, chiesto di leggere una storia in cui i loro rivali invece, soffrono per le piu' disparate disgrazie tra cui e' stato compreso anche un avvelenamento.
Le immagini della risonanza hanno mostrato che le disavventure dei rivali hanno suscitato una 'reazione di ricompensa e soddisfacimento' incrementanto l'attivita' di un'area del cervello che normalmente si attiva quando riceviamo un riconoscimento sociale o un'inaspettata entrata finanziaria.
''Addesso abbiamo una migliore conprensione dei meccanismi che entrano in azione quando le persone traggono piacere dalle disgrazie altrui'', aggiunge infine il dott. Takahashi.
Fonte: Metro del 17 febbraio 2009 pag. 13

I farmaci per l'alta pressione cancellano le associazioni mnestiche spiacevoli

Le associazione mnestiche spiacevoli possono essere cancellate dai comuni farmaci che si utilizzano per tenere sotto controllo la pressione del sangue.
Gli scienziati hanno scoperto che queste associazioni possono essere alterate durante il processo di recupero e ritenzione mnestico.
Questa scoperta potrebbe essere utile per trovare una nuova strada per il trattamento di pazienti che sono rimasti traumatizzati da eventi quali attacchi terroristici e calamita' naturali.
Anche la sperimentazione sugli animali ha dimostrato che la memoria di ricordi spiacevoli puo' essere alterata da questo tipo di farmaci.
La ricerca sugli uomini e' stata condotta da un gruppo di ricercatori olandesi i quali hanno creato artificialmente delle memorie spiacevoli ai soggetti sperimetali attraverso l'associazione di figure di ragni e piccole scariche elettriche.
I volontari a cui era stato somministrato un farmaco beta bloccante non selettivo chiamato Propranodol (usato per la cura della ipertensione) sono risultati meno spaventati dalla rievocazione di queste associazioni dolorose e gli effetti sono sembrati essere permanenti.
'La scoperta potrebbe avere degli effetti considerevoli a lungo andare' dice la Prof.ssa Merel Kindt dell'Universita' di Amsterdam. 'Milioni di persone soffrono per disordini di tipo emotivo ed i disturbi ricompaiono perfino dopo un trattamento di successo' aggiunge.
Altri ricercatori invece lanciano invece un monito.
'Rimuovere questo tipo di associazioni mnestiche paurose non e' come rimuovere una verruca' dice il Dott. Daniel Sokol dell'Universita' di St. George di Londra.
'Questo intervento cambiera' la nostra personalita' poiche' chi noi siamo e' legato alle nostre memorie'
Fonte: Metro pag 18 del 16 febbraio 2009