I ricercatori dell'Universita' dello Stato del Kansas hanno trovato un legame tra benessere fisico e mentale, che sia i lavoratori sia i datori di lavoro possono capitalizzare per migliorare la salute di entrambi e pontenzialmente anche la ricchezza delle loro organizzazioni. La scoperta della relazione tra il benessere dei lavoratori e le malattie cardiovascolari e' stata pubblicata nel numero di febbraio del Journal of Organizational Behavior da Thomas A. Wright, professore di economia all'Universita' del Kansas.
Wright dice che il benessere fisico e quello psicologico dovrebbero essere considerati in temini di efficienza. Il benessere psicologico e' meglio considerato come rapporto di efficienza - la relativa presenza di sentimenti positivi e la relativa assenza di sentimenti negativi - dove appunto i migliori individui con un maggiore benessere psicologico sono coloro che riescono a bilanciare le emozioni negative con quelle positive.
Allo stesso modo, la ricerca di Wright utilizza una misura base dell'efficienza cardiovascolare che sfida il classico approccio che prevedeva l'utilizzo della pressione arteriosa sistolica come misura del lavoro cardiaco, e di quella diastolica come misura della restante fase tra i battiti cardiaci. La misura cardiovascolare diversificata e' definita in termini di rapporto di efficienza -la differenza tra la sistolica e diastolica pressione sanguigna, moltiplicata per la frequenza cardiaca e divisa per 100. In generale ed entro un normale range, i risultati che mostrano il piu' basso numero di pulsioni prodotte sono da considerarsi indici di maggiore efficienza.Utilizzando un gruppo di controllo composto da lavoratori, Wright e colleghi hanno trovato che i valori delle misurazioni della pressione sistolica e diastolica non erano individualmente collegate al benessere psicologico, al contrario del numero delle pulsioni prodotte. Questi lavoratori con un maggiore, o piu' efficiente, livello di benessere psicologico, hanno fatto registrare anche un piu' basso, o piu' efficiente, punteggio delle pulsioni cardiache prodotte.
''Nel nostro studio troviamo che, persino dopo aver controllato l'eta' dei lavoratori, il sesso, la dipendenza dal fumo, il livello di istruzione, l'etnia, il peso, la soddisfazione nei confronti del lavoro e l'ansieta' -tutti fattori largamente correlati con la pressione sanguigna - il benessere dei lavoratori e' stato ancora un predittore significativo della salute cardiovascolare come misurata dal numero delle pulsioni prodotte'' dice Wright.
La scoperta, in via preliminare, indica che coloro con punteggi piu' elevati di pulsioni prodotte durante i loro anni 40 o dopo questa' eta' sono piu' soggetti al rischio di malattie cardiovascolari e dovrebbero considerare un consulto con il loro medico. Evidenzia, inoltre, l'importanza di considerare la salute cardiovascolare sotto una prospettiva di efficienza.
''Tipicamente, molta attenzione e' data al monitoraggio della pressione diastolica come indice per determinare il livello di salute cardiovascolare.'' Wright continua. ''Comunque siccome i lavoratori avanzano con l'eta', la pressione diastolica, in molti casi, tende a ridursi, o almeno a stabilizzarsi, mentre per la maggior parte di loro la pressione sistolica tende ad aumentare. Quindi focalizzarsi in modo stretto sulla lettura della pressione diastolica puo' portarci sulla strada sbagliata, perche' potrebbe mascherare un potenziale rischio di malattie cardiovascolari dei lavoratori, specialmente per quelli che hanno superato i 50.
Wright dice che questa e' una preocupazione in quanto le nascite sono calate e gli individui in eta' pensionabile stanno ritardando il ritiro dal lavoro proprio a causa della difficile situazione economica e questo significa un invecchiamento della forza lavoro.
La salute cardiovascolare dei lavoratori ha effettivi costi sia per le aziende sia per i lavoratori stessi. Le malattie cardiovascolari affliggono un americano su tre, e in un rapporto dell' American Heart Association si evidenzia che il costo nel 2007 e' stato di 432 miliardi di dollari. Il 60% di questa cifra e' dovuta alle spese mediche ed il restante 40% a perdite di produttivita'.
Wright dice che le aziende dovrebbero monitorare la salute cardiovascolare dei propri dipendenti attraverso il calcolo della media delle pulsioni prodotte e creando intorno a loro un clima di benessere psicologico, nonostante le difficolta' organizzative.
''Dall'esperienza passata, conosco molte potenziali imprese a rischio, le quali rifiutano di avere degli infermieri o del personale medico specializzato che sia in grado di assicurare il controllo medico dei lavoratori, per la paura che queste informazioni possano poi essere usate contro di loro.", dice Wright. "Quando tutto e' detto e fatto poi, e' il personale stesso che deve assumersi sulle sue spalle la responsabilita' della propria salute, e chiunque sia in grado di usare gli strumenti per la misurazione della pressione sanguinga dovrebbe da solo determinare le proprie pulsioni prodotte.''
Le aziende possono adottare campagne per promuovere i temi legati alla salute, sensibilizzare i lavoratori e provvedere a fare in modo che i lavoratori possano in modo anomimo avere accesso agli strumenti per il monitoraggio della propria pressione sanguigna sul posto di lavoro. Inoltre, dice Wright, un'altra significativa osservazione, venuta fuori da questo approccio basato sull'efficienza, e' che, siccome la salute cardiovascolare e compromessa dal fumo, le imprese potrebbero vedersi una riduzione del premio di assicurazione per ogni dipendente che smette di fumare.
Fonti: http://www.medicalnewstoday.com/articles/142932.php
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