A volte, sia gli insegnanti sia i genitori si chiedono:
- ''Perche' agli studenti non piace andare a scuola?''.
Anche molti studenti se lo chiedono quando lottano per stare attenti in classe, in attesa del suono liberatorio della campana, che gli consentira' di dedicarsi alle cose alle quali sono davvero interessati.
''Se chiedessimo a 100 studenti delle scuole superiori di dirci se a loro piace imparare cose nuove, probabilmente quasi tutti risponderanno che a loro piace'', dice Daniel Willingham, psicologo cognitivo dell'Universita' della Virginia ''ma se facessimo la stessa domanda mentre gli stessi studenti sono a scuola, molti di loro risponderebbero il contrario''.
Il dott. Daniel Willngham ha descritto queste problematiche nel libro ''Why don't students like school?'' dove spiega come funziona la mente in queste occasioni e qual'e' il significato di ''classe''.
''La mente e' effettivamente disegnata per evitare di pensare'' dice Willingham ''L'attivita' di pensare richiede un processo lento; questo processo e' difficoltoso e perfino incerto. Naturalmente evitiamo questa attivita' ed invece ci affidiamo alla memoria soprattutto per le cose che gia' sappiamo fare e che sono state gia' fatte con successo altre volte.''
''Se volessimo cucinare degli spagetti al sugo di pomodoro, per esempio, dovremmo cercare la ricetta in internet o sul libro di cucina e preparare la pietanza utilizzando l'esatta procedura descritta. Molte persone, invece, preparano gli spaghetti esattamente allo stesso solito modo, perche' gia' sanno come fare. Ed ovviamente questo e' molto piu' semplice da fare.''
Qual'e' dunque la ragione per cui agli studenti non piace la scuola? Perche' sono forzati a pensare, ad accettare le sfide, ad imparare nuove cose e, quindi, sforzarsi di fare quello che cercano di evitare, cioe' pensare appunto.
Questo vale solo fino ad un certo punto, pero'. La gente e' anche curiosa a volte.
''Alla gente piace pensare, quando questa attivita' e' ad un livello tale da essere non troppo semplice e non eccessivamente difficoltosa.'' dice Willingam. ''Alla gente piace essere sfidata, ecco perche' giochiamo con i vari giochi, leggiamo libri, facciamo molte delle cose che facciamo. Cosi c'e' un punto di equilibrio in cui l'apprendimento non e' ne' troppo semplice da rendere poco interessanti le cose da apprendere, ne' troppo difficile per essere godibile. Questo' e l'equilibrio che gli insegnanti cercano sempre di trovare per i loro studenti.''
E' qui che si inserisce l'insegnamento creativo che usa una combinazione di narrazione, che evoca emozioni e pensieri, ed esercizi che inseriscono la lezione nel contesto e che sono costruiti sulle sessioni di apprendimento precedenti. Willingham dice che le abilita' di pensiero creativo dipendono da conoscenze fattuali.
''Alla fine vogliamo creare esperienze di apprendimento'' dice.
Willingham ha speso circa 15 anni della sua carriera come scienziato in ricerche in ambito cognitivo, conducendo anche studi in laboratorio. Ha cominciato discutendo con gruppi di docenti e scoprendo che i risultati ottenuti in laboratorio erano molto interessanti per gli insegnanti durante la loro attivita' quotidiana.
Gli insegnanti spesso gli rivolgono sempre la domanda relativa al modo in cui apprendono gli studenti con stili di apprendimento differenti.
''Ci sono differenti abilita', ma realmente, il modo con cui apprendiamo nuove informazioni e' sempre lo stesso'' dice. ''Il processo di apprendimento non dipende solamente dall'emisfero destro del cervello piuttosto che dal sinistro, o dalla corteccia visiva o uditiva o dalle abilita' cinestetiche. Impariamo usando una combinazione di capacita', ed il nostro stile di apprendimento e' piuttosto simile che differente.''
Gli studenti, naturalmente, imparano meglio nelle aree o nelle discipline dove le loro abilita' sono carenti. La chiave degli insegnanti, e degli studenti, e' quella di trovare il giusto punto di equilibrio in cui l'apprendimento rappresenta una sfida che ci spingera' a fare di piu' rispetto al solito modo con cui prepariamo gli spaghetti al pomodoro.
Fonte: http://www.medicalnewstoday.com/articles/147470.php
- ''Perche' agli studenti non piace andare a scuola?''.
Anche molti studenti se lo chiedono quando lottano per stare attenti in classe, in attesa del suono liberatorio della campana, che gli consentira' di dedicarsi alle cose alle quali sono davvero interessati.
''Se chiedessimo a 100 studenti delle scuole superiori di dirci se a loro piace imparare cose nuove, probabilmente quasi tutti risponderanno che a loro piace'', dice Daniel Willingham, psicologo cognitivo dell'Universita' della Virginia ''ma se facessimo la stessa domanda mentre gli stessi studenti sono a scuola, molti di loro risponderebbero il contrario''.
Il dott. Daniel Willngham ha descritto queste problematiche nel libro ''Why don't students like school?'' dove spiega come funziona la mente in queste occasioni e qual'e' il significato di ''classe''.
''La mente e' effettivamente disegnata per evitare di pensare'' dice Willingham ''L'attivita' di pensare richiede un processo lento; questo processo e' difficoltoso e perfino incerto. Naturalmente evitiamo questa attivita' ed invece ci affidiamo alla memoria soprattutto per le cose che gia' sappiamo fare e che sono state gia' fatte con successo altre volte.''
''Se volessimo cucinare degli spagetti al sugo di pomodoro, per esempio, dovremmo cercare la ricetta in internet o sul libro di cucina e preparare la pietanza utilizzando l'esatta procedura descritta. Molte persone, invece, preparano gli spaghetti esattamente allo stesso solito modo, perche' gia' sanno come fare. Ed ovviamente questo e' molto piu' semplice da fare.''
Qual'e' dunque la ragione per cui agli studenti non piace la scuola? Perche' sono forzati a pensare, ad accettare le sfide, ad imparare nuove cose e, quindi, sforzarsi di fare quello che cercano di evitare, cioe' pensare appunto.
Questo vale solo fino ad un certo punto, pero'. La gente e' anche curiosa a volte.
''Alla gente piace pensare, quando questa attivita' e' ad un livello tale da essere non troppo semplice e non eccessivamente difficoltosa.'' dice Willingam. ''Alla gente piace essere sfidata, ecco perche' giochiamo con i vari giochi, leggiamo libri, facciamo molte delle cose che facciamo. Cosi c'e' un punto di equilibrio in cui l'apprendimento non e' ne' troppo semplice da rendere poco interessanti le cose da apprendere, ne' troppo difficile per essere godibile. Questo' e l'equilibrio che gli insegnanti cercano sempre di trovare per i loro studenti.''
E' qui che si inserisce l'insegnamento creativo che usa una combinazione di narrazione, che evoca emozioni e pensieri, ed esercizi che inseriscono la lezione nel contesto e che sono costruiti sulle sessioni di apprendimento precedenti. Willingham dice che le abilita' di pensiero creativo dipendono da conoscenze fattuali.
''Alla fine vogliamo creare esperienze di apprendimento'' dice.
Willingham ha speso circa 15 anni della sua carriera come scienziato in ricerche in ambito cognitivo, conducendo anche studi in laboratorio. Ha cominciato discutendo con gruppi di docenti e scoprendo che i risultati ottenuti in laboratorio erano molto interessanti per gli insegnanti durante la loro attivita' quotidiana.
Gli insegnanti spesso gli rivolgono sempre la domanda relativa al modo in cui apprendono gli studenti con stili di apprendimento differenti.
''Ci sono differenti abilita', ma realmente, il modo con cui apprendiamo nuove informazioni e' sempre lo stesso'' dice. ''Il processo di apprendimento non dipende solamente dall'emisfero destro del cervello piuttosto che dal sinistro, o dalla corteccia visiva o uditiva o dalle abilita' cinestetiche. Impariamo usando una combinazione di capacita', ed il nostro stile di apprendimento e' piuttosto simile che differente.''
Gli studenti, naturalmente, imparano meglio nelle aree o nelle discipline dove le loro abilita' sono carenti. La chiave degli insegnanti, e degli studenti, e' quella di trovare il giusto punto di equilibrio in cui l'apprendimento rappresenta una sfida che ci spingera' a fare di piu' rispetto al solito modo con cui prepariamo gli spaghetti al pomodoro.
Fonte: http://www.medicalnewstoday.com/articles/147470.php
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