lunedì 18 maggio 2009

Delinquenze adolescenziali

La ragione per cui alcuni adolescenti sono maggiormente esposti al rischio di vittimizzazione rispetto ad altri e' da ricercare in fattori genetici. Questo e' il risultato di uno studio pioneristico condotto di criminologo Kevin M. Beaver della Florida State University.
Si crede che questo studio sia il primo a indagare sulle basi genetiche della vittimizzazione.
''I fenomeni di vittimizzazione possono sembrare legati a fenomeni puramente ambientali in cui le persone divengono vittime casuali di reati vari per ragioni che non hanno nulla a che fare con il loro patrimonio genetico'' dice Beaver, che e' professore in uno dei 10 migliori College al mondo di Criminologia e di Giustizia Criminale. ''Comunque, siccome sappiamo che alcuni tratti della persona sono influenzati geneticamente, come, ad esempio, lo scarso auto controllo che determina comportamenti delinquenziali e siccome i delinquenti, anche quelli particolarmente violenti, tendono ad associarsi in gruppo con i coetanei con altrettanti comportamenti antisociali, ho ragione di sospettare che i fattori genetici possano influenzare la quota di coloro che rimangono vittime di crimini, e questi fattori sono appunto alla base del nostro studio.'', aggiunge.
Beaver nel suo studio longitudinale ha analizzato un campione di gemelli identici e fraterni estratto da un grande campione rappresentativo di adolescenti di entrambi i sessi intervistati nel 1994 e 1995. L'intervista ha raccolto informazioni che includevano dettagli in merito alla vita famigliare, alla vita sociale, le ralazioni con l'altro sesso, le attivita' del tempo libero, uso di alcolici e droghe, predisposizione a rimanere vittima di reati.
I dati hanno mostrato che, nei gemelli identici, i fattori genetici considerati raggiungono il 40-45% della varianza nella vittimizzazione adolescenziale, mentre il resto della varianza riguardava i soggetti non gemmelli e che non condividevano lo stesso ambiente. Gli effetti dei fattori genetici considerati raggiungeva il 64% della varianza, se si considerano i gemelli vittime di reati plurimi.
''Il nodo cruciale riguarda il fatto che, se i fattori genetici sono la causa del maggior rischio di essere vittima di reati, siccome questi fattori non cambiano, allora ci sono buone probabilita' che questi individui rimangano piu' volte vittime di reati durante il corso della vita'' dice Beaver.
Tutti i risultati dello studio sono descritti in un articolo che sara' pubbblicato nel numero speciale di luglio 2009 del Youth Violence and Juvenile Justice che si occupa di criminologia biosociale.
''E' possibile che si riesca ad identificare l'effetto dei geni sulla vittimizzazione perche' questi possono essere compresi indirettamente attraverso il comportamento'', dice Beaver. ''Gli stessi fattori genetici che determinano i comportamenti antisociali possono anche determinare fenomeni di vittimizzazione, in quanto gli adolescenti che sono coinvolti in atti di delinquenza tendono ad avere compagni ed amici ugualmente delinquenti da cui possono subire dei reati e la loro stessa delinquenza. A turno quindi, questi individui possono essere vittime e criminali allo stesso tempo. Vittime, perche' possono subire, anche ripetutamente, le violenze dei propri coetanei e delinquenti perche' possono essere i protagonisti di violenze inflitte agli altri.''
Vittime e criminali non sono sempre innocenti protagontisti passivi di eventi ciminali occasionali, ma a volte partecipano attivamente alle proprie esperienze di vittimizzazione.
''Comunque, non diciamo che i fenomeni di vittimizzazione si verificano perche' un gene dice ''Ok! Sii vittima!'' e non diciamo che la vittimizzazione dipende totalmente dai fattori genetici.'', dice Beaver. ''Tutti i tratti e comportamenti dipendono da una combinazione di fattori genetici ed ambientali''.
Sono quindi i fattori ambientali che possono fare la differenza, infatti l'ambiente sociale e famigliare di un adolescente puo' sia esacerbare sia smussare gli effetti negativi che i geni hanno sul comportamento.

Fonte: http://www.medicalnewstoday.com/articles/150253.php

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