mercoledì 18 febbraio 2009

Henry Gustav Molaison

Se fossimo in un romanzo, tutto comincerebbe con una strada assolata di una ridente cittadina degli Stati Uniti. Tra la quiete delle case silenziose, immerse nei piu' verdognoli giardini di primavera, in fondo alla strada vedremmo comparire come un fantasma, la sagoma amorfa di una bici. Un bambino grazioso, con il sorriso sulle labbra e le gocce di sudore a fare capolino sulla fronte, si avvicina piano strimpellando furiosamente il campanello sulla parte destra del manubrio. Eccolo. Sempre piu' vicino. Un dosso lungo la strada. Giu'. Scompare per un istante e poi nuovamente su. Ancora piu' vicino. Sempre piu' chiaro e definito.
Un furgoncino bianco si affaccia sulla sua stessa corsia. E' piu' veloce. Giu' anche lui. Su. Si sposta sulla corsia a fianco. L'autista lo affianca piano. Si conoscono. Un colpo di clacson e via: quella mattina c'e' molto latte da consegnare. Tornato sulla corsia precedente, passa anche davanti a noi, scompigliandoci i capelli e muovendo le cime degli alberi prima che la quiete maestosa torni di nuovo a regnare. Il piccolo seguendo la scia, pedala piu' forte, come in una gara ad armi impari dove il destino non ha bisogno di scegliere chi dovra' vincere la competizione mettendoci lo zampino. Il brusio della catena sulla ruota dentata e sempre piu' simile al sibilo dei tric tric di legno che usavamo da piccoli per far rumore giocando nel prato. Cresce in modo proporzionale, fino a raggiungere forte il nostro udito sensibile. Il bimbo con il viso rosso, le vene del collo ingrossate e la pelle tesa, con una serie di strimpellate isteriche col campanello ci supera ma non si gira verso di noi. Con il suo brusio imperterrito, man mano meno intenso, segue con gli occhi sbarrati il retro di quel furgoncino che assicura a catatteri arcobaleno ''Daily Fresh Milk''. All'orizzonte, in rapida successione, entrambi scompaiono per sempre.
Se fosse una storia a lieto fine, probabilmente quel bambino sarebbe libero e felice e forse noi non ne staremmo descrivendone la sua vicenda. Forse dalla sua ottica, questa storia, la sua storia, in un certo modo un lieto fine l'ha avuto.
Henry Gustav Molaison era conosciuto da tutti come H.M. Era nato il 29 febbraio del 1926. All'eta' di 9 anni pero', la sua vita, serena fino a quel momento, cambia in modo impovviso e per sempre. Aveva 9 anni, quando a seguito di una caduta dalla bici, conobbe un doloroso e sempre piu' invadente male oscuro: l'epilessia.
Gli attacchi epilettici divennero sempre piu' frequenti e intensi, ma il disturbo non poteva esssere trattato con i comuni farmaci esistenti a quel tempo. Fu cosi' che al paziente, H.M. venne proposta una terapia risolutiva che avrebbe risolto per sempre il suo problema.
Il dott. Skoville che l'aveva in cura, riusci' in modo esatto ad identificare il punto preciso del cervello del paziente da cui scaturivano le crisi e gli propose di sottoporsi ad un trattamento chirurgico sperimentale che prende il nome di ablazione.
Con questo intervento il dott. Skoville assistito dal suo team, asporto' dal cervello del paziente la parte del tessuto cerebrale che aveva identificato come causa diretta dell'origine del disturbo epilettico.
Era il 1953 ed H.M. aveva solo 27 anni.

Le zone del cervello rimosse furono i lobi temporali mediali di entrambi gli emisferi e compresero una serie di strutture tra cui l'ippocampo, l'amigdala, il giro ippocampale.


L'intervento riusci' perfettamente. Dopo l'operazione le crisi epilettiche si ridussero in modo drastico, ma non ci volle molto a capire quali disturbi collaterali furono stati provocati.
Furono proprio questi effetti che hanno reso Molaison ''famoso'' in tutto il mondo scientifico e non solo, tanto che, per proteggerlo, il suo nome non venne mai rivelato e fu appunto utilizzato l'acronimo H.M.
Il paziente presento' fin da subito una profonda amnesia anterograda.
L'amnesia anterograda e' l'incapacita' di apprendere e memorizzare materiale nuovo e si contrappone all'amnesia retrograda che riguarda il materiale appreso in sessioni precedenti e che non si riesce a rievocare coscientemente.
A seguito della rimozione di queste strutture la scienza a fatto passi da gigante scoprendo i processi di memoria e le aree cerebrali deputate all'immagazinamento e alla rievocazione delle informazione apprese.
Secondo il modello di Atkinson e Shiffrin infatti, dobbiamo vedere la nostra memoria come un insieme di strutture e funzioni organizzate in modo tale che ognuna di essa abbia un proprio specifico ruolo in questo processo, contrariamente alle teorie precedenti che vedevano la memoria come un sistema unico.
La memoria sensoriale e' quel particolare tipo di memoria che dura solo pochissimi secondi e mantiene molte delle caratteristiche dello stimolo. Memorizza inforamzioni sensoriali.
La memoria a breve termine ritiene l'informazione da pochi secondi a pochi minuti, un po' come se cercassimo di ricordare un numero di telefono e a ripeterlo nella mente fino a riuscire a comporlo sulla tastiera del telefono.
La memoria a lungo termine consente di ritenere l'informazione da alcuni minuti a tutta la vita. Questo e' il livello piu' profondo di memoria in cui l'informazione perde molti dei caratteri dello stimolo e viene immagazzinata come un ricordo a caratteristiche piu' sfumate. Il passaggio dell'informazione dalla MBT alla MLT avvine grazie alla ripetizione attraverso un processo di consolidamento. Se continuiamo a ripetere quel numero di telefono, per esempio, dopo una serie di ripetizioni siamo in grado di ricordarlo anche a distanza di qualche giorno.
Distinguiamo inoltre nella MLT, la memoria implicita e la memoria espilicita.
La memoria implicita contiene informazioni che di solito vengono rievocate senza l'ausilio della nostra coscienza. Viene chiamata anche memoria procedurale. Quando ci mettiamo al volante sappiamo benissimo cosa fare, senza sforzarci di ricordare le esatte seguenze per far muovere l'auto e guidare nel traffico urbano.
La memoria esplicita o memoria dichiarativa, invece, contiene tutte quelle informazioni che devono essere rievocate con uno sforzo attentivo. Fanno parte di questo insieme, la memoria semantica ed episodica.
La memoria episodica contiene ricordi di eventi passati. L'attentato alle Torri gemelle o la finale di coppa del mondo tra Italia e Francia per esempio. Appartiene a questo insieme la memoria autobiografica che contiene ricordi circa la nostra vita.
La memoria semantica invece contiene informazioni apprese al di fuori di specifici contesti, come le formule matematiche ed il lessico della nostra lingua.
In H.M. i disturbi riguardarono sia la memoria episodica sia quella semantica.
Il paziente non ricordava eventi specifici, fatti e persone conosciute dopo l'intervento per cui Brenda Miller ogni volta che lo incontrava era costretta a ripresentarsi a lui. Se gli veniva chiesto di fare qualcosa e nel frattempo qualcuno interrompeva il colloquio, a seguito della distrazione, H.M. non solo dimenticava che cosa doveva fare, ma dimenticava persino che gli era stato chiesto.
Rimase tuttavia intatta la MBT e la memoria procedurale.
Una sorprendente scoperta fu fatta analizzando il secondo tipo di memoria.
Si noto' a seguito di studio della dott.ssa Miller, che il paziente era capace di apprendere nuove abilita' senza conservare il ricordo delle sessioni di apprendimento.
Lo studio prevedeva la riproduzione di una figura o il tracciare una linea tra diverse figure guardando la propria mano riflessa nello specchio. Come si ebbe modo di appurare, la qualita' del disegno e del tracciato migliorarono di sessione in sessione senza tuttavia che l'autore del disegno (il paziente) ricordasse i giorni in cui si era 'allenato'.
Nei test di giudizi di familiarita' era in grado di riconoscere volti ripresi in fotografie sottopostegli durente le sessioni, tuttavia durante gli incontri successivi non riusciva a ricordare il momento o luogo in cui aveva visto quella gente. Questo dimostrava che i centri per la codifica e riconoscimento delle caratteristiche dei volti siti in altre zone del cervello ritenevano l'informazione. Le aree della corteccia peririnale ventrale di entrambi gli emisferi infatti non furono rimosse, per cui il paziente riteneva l'immagine del volto in memoria e lo riconosceva in seguito.
Un'altro effetto appurato da test specifici riguardava l'abilita' di disegnare la piantina della propria casa (memoria topografica). Questo era sorprendente in quanto H.M. si era trasferito qualche tempo dopo l'intervento in quella residenza. Non riusci' mai, tuttavia, a disegnare la piantina del laboratorio, con tutta probabilita', questa carenza era dovuta al fatto di non essere stato cosi' a lungo in quei luoghi come lo era stato a casa.
Le residue capacita' di memoria visuospaziale erano dunque dovute alla parziale integrita' del giro ippocampale.
In ultima analisi egli non era in grado di consolidare nuove informazioni, ma poteva benissimo ricordare gli episodi dell'infanzia, i suoi genitori e le gli episodi della sua vita fino a tre anni prima dell'operazione. Era stato colpito infatti anche da una parziale amnesia retrograda.
La sua personalita' non era stata alterata, nei test di intelligenza e nelle capacita' linguistiche si mostro' normale. Dai racconti della Corkin, che si e' occupata di lui durante la sua vita, ne viene fuori un profilo di persona normale, autocritica, a tratti divertente.
Quando la Corkin gli chiese quale strategia utilizzasse per cercare di ricordare egli ridendo rispose che non lo sapeva perche' semplicemente l'aveva dimenticata.
Era appassionato delle parole crociate, riteneva che quest'attivita' gli sarebbe stata utile per ricodare i termini.
Non riusci' mai ad imparare la strada di casa da quando si trasferi' nella nuova.
Sottostimava la sua eta'.
Quando gli venne mostrata una foto di lui accanto a sua madre, riconobbe la donna e disse che l'uomo che le era accanto assomigliava al padre, ma che non poteva essere lui perche' qull'uomo portava gli occhiali!!!!
Ha vissuto gli ultimi anni della sua vita in una casa di cura, del tutto incosapevole della sua fama e dell'immenso contributo fornito alla scienza.
Il 02 dicembre 2008 ci ha lasciati, proprio come ha fatto quel bambino che, sfrecciando sui pedali, si e' inabbissato dietro qull'orizzonte inseguendo le parole ''Daily Fresh Milk".
Il giorno stesso squilla un cellulare che attendeva quella notizia. Il possessore parte prendendo il primo aereo utile per essere presente all'esame autoptico che verra' fatto il giorno dopo.
Il primo intervento prevede le rilevazione di immagini del cervello di H.M. in situ ad una risoluzione maggiore dei soliti test convenvenzionali per ottenere delle immagini piu' dettagliate possibili. In seguito il cervello viene rimosso ed ufficialmete affidato a lui, un italiano, il dott. Jacopo Annese direttore del Brain Observatory dell'Universita' della California.
Il progetto finanziato dal National Science F0undation e dal Dana Foundation di New York, in partenza per febbraio, prevede che il cervello di H.M. venga analizzato, sezionato, catalogato e preservato e messo a disposizione di tutti gli scienziati del mondo che vorranno studiarlo. Si procedera' con una processo di fissazione e crioprotezione e successivamente sara' congelato e sezionato con un grosso microtomo, lo strumento che si usa per sezionare un tessuto, ottenendo in questo modo delle fettine sottili adatte all'esprlorazione ed analisi con un microscopio elettronico.
Il risultato finale sara' la creazione di un atlante completo del cervello di questo straordinario uomo che con la sua, forse, sfortunata vita, in modo del tutto inconsapevole ha permesso alla scienza di fare enormi passi avanti nella comprensione dei processi di memoria, apprendimento e identita'.

Fonti:

http://www.nature.com/nrn/journal/v3/n2/full/nrn726.html

http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/08_dicembre_12/cervello_HM_Annese_iacopogori_38d1b1fe-c848-11dd-a869-00144f02aabc.shtml

Risonanza magnetica completa:
http://www.nature.com/nrn/journal/v3/n2/fig_tab/nrn726_F1.html



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